La Repubblica Popolare cinese ha deciso di attuare politiche sempre più restrittive nei confronti dei docenti che vogliono recarsi all’estero: per viaggiare al di fuori della Cina serve il consenso del governo.

La Cina ha deciso di stringere le maglie nei confronti di molti insegnanti e dipendenti pubblici. Una recente inchiesta del Financial Times ha fatto emergere che già da qualche anno in diverse province della Repubblica popolare si chiede a insegnanti e dipendenti di aziende statali di consegnare il loro passaporto. Il motivo è fin troppo chiaro: la Cina vuole tenere sotto controllo chi esce dal Paese e in alcuni casi anche impedire i viaggi all’estero, non importa se si tratta solo di svago. Questo monitoraggio è voluto proprio dal governo cinese e intensificato negli anni successivi alla pandemia.
Cosa devono fare i docenti cinesi che vogliono viaggiare all’estero
Stando a quanto riportato dal sito Today sembra che nell’ultimo anno la Repubblica popolare abbia inasprito ancora di più queste restrizioni, estendendole anche ai docenti in pensione. Ma cosa devono fare gli insegnanti per poter viaggiare senza problemi al di fuori dei confini della Grande Muraglia?

Come prima cosa è necessario presentare una richiesta di autorizzazione al viaggio presso la scuola dove lavorano: autorizzazione che ovviamente dovrà essere approvata per potersi muovere al di fuori della Cina e che varrà per un solo viaggio all’anno (inferiore ai 20 giorni). E non è tutto, perché una volta giunti all’estero i docenti non potranno avere rapporti con quelle che la Repubblica popolare definisce ‘forze straniere ostili’.
Durante il viaggio non si possono poi consultare libri di carattere reazionario, né guardare film dello stesso tenore. Ma cosa succede se qualcuno si oppone a queste regole così rigide?
Cosa succede a chi non consegna il passaporto o viaggia senza autorizzazione
Chi si rifiuta di consegnare il passaporto oppure viaggia all’estero senza aver ottenuto l’autorizzazione dalla propria scuola viene deferito all’autorità anti-corruzione cinese.
Coloro che commettono questa trasgressione non potranno recarsi al di fuori della Cina per un periodo dai due ai cinque anni. Neil Thomas, ricercatore di politica cinese presso il Centre for China Analysis dell’Asia Society Policy Institute di Washington, ha detto a Reuters che il governo di Pechino è sempre più paranoico riguardo un possibile spionaggio da parte dei Paesi occidentali e per questo adotta queste misure così restrittive.